
Qual è la musica più adatta per il tuo esercizio commerciale? Come creare nel proprio negozio un ambiente perfetto che ottimizzi le vendite?
Spesso sono i dettagli a fare la differenza.
Se è vero che una buona disposizione delle merci e un arredamento funzionale possono cambiare l’impatto sul cliente, lo stesso vale per la musica.
Ma quale musica metto nel mio negozio?
Una ricerca condotta da un team, composto dal Prof. Luca Petruzzellis e dalla dott.ssa Ada Palumbo della facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, in collaborazione con il prof. Jean-Charles di Hec Montreal, ha evidenziato come la diffusione di musica d’ambiente indipendente, poco conosciuta e non familiare migliori i processi d’acquisto all’interno dei punti vendita.
Secondo tale ricerca, in pratica, i grandi successi radiofonici non renderebbero funzionali i processi d’acquisto dei clienti. Anzi…
Più musica indipendente, più tempo nel punto vendita
Secondo le ricerca, la musica indipendente e poco conosciuta, se ben selezionata sulla base del target specifico del brand, ha la capacità di allungare la permanenza dei consumatori all’interno del punto vendita e di trasmettere uno stato d’animo di maggior relax.
Al contrario, le hit mainstream finiscono per ridurre il tempo di permanenza all’interno dell’esercizio per circa il 50% dei consumatori.
La poca confidenza con la musica poco conosciuta e indipendente ha, in pratica, consentito ai consumatori di concentrarsi maggiormente sui propri acquisti, prendendosi il proprio tempo ed astraendosi dai ritmi della propria quotidianità caratterizzata da ritmi frenetici ed eccesso di stimoli.
Inoltre i ricercatori ha fatto suonare all’interno di un centro commerciale in alcune giornate musica indipendente selezionata ad hoc e in altre hit commerciali.
I consumatori intervistati hanno dichiarato che sarebbero tornati maggiore certezza presso il centro commerciale per effettuare i propri acquisti nella giornata in cui nel centro commerciale era stata diffusa musica indipendente (55%) piuttosto che nei giorni in cui era diffusa musica mainstream (45%).
E non solo. I clienti hanno dichiarato anche un’intenzione di acquisto elevata quando esposti a musica di sottofondo indipendente che non risulta loro familiare.
Cosa cambia nella percezione del cliente
Dall’analisi delle risposte fornite ai ricercatori è emerso che la musica mainstream trasmette uno stato di nervosismo nel 47% dei consumatori, fino ad arrivare addirittura ad infastidire il 45% degli stessi.
Al contrario, la musica indipendente selezionata ad hoc sembra non trasmettere sensazioni negative ad un primo ascolto: basti pensare che le percentuali scendono rispettivamente al 18% e al 22%.
Possiamo dedurne che i consumatori percepiscano più in armonia con il contesto commerciale la musica indipendente.
La musica mainstream avrebbe inoltre contribuito a distrarre il 52% dei consumatori dagli acquisti che stavano portando a termine: 6 volte di più rispetto alla musica indipendente, per cui la percentuale di consumatori distratti tocca appena l’8%.
La diffusione di musica mainstream ha ridotto il tempo di permanenza all’interno del punto vendita per il 50% dei consumatori.
Tale fenomeno si è verificato in un’esigua percentuale di consumatori, pari al 6%, nella giornata in cui era diffusa musica indipendente. Grazie alla capacità di trasmettere uno stato d’animo di maggior rilassatezza, la musica indipendente ha allungato la permanenza dei consumatori all’interno del centro commerciale.
Sulle basi di questo studio, è possibile affermare che la musica indipendente favorisca i processi di acquisto e l’impatto con il punto vendita. Lo stato d’animo influenzato da questo tipo di musica consentirebbe ai consumatori di concentrarsi maggiormente sui propri acquisti, rispetto alla musica mainsteam (55% vs 32%).
Insomma, a quanto pare, la musica indipendente renderebbe gli esercizi più funzionali allo shopping e aumenterebbe la probabilità di far tornare i clienti ad effettuare acquisti nei medesimi punti vendita.
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